27/06/2013 stampa

Intervista a Roberto Scano

Abbiamo incontrato Roberto Scano, che ha tenuto nei giorni scorsi nella sede di Insiel a Trieste, un seminario in tema di accessibilità. Ecco di cosa ci ha dato conto.

Cosa significa accessibilità dei siti internet nel 2013?
Significa accessibilità non solo di informazioni ma anche di servizi erogati nel Web.

Gran parte delle attività, sia in ambito aziendale sia nell’ambito della pubblica amministrazione si stanno trasferendo in rete in quanto il cittadino/cliente ritiene la rete il mezzo più rapido per acquistare servizi ed accedere ad informazioni.


Mentre in precedenza l’accessibilità era quindi un problema circoscritto alle tematiche delle informazioni, ora la mancata accessibilità non è più solo una barriera all’accesso all’informazione ma alla possibilità di poter acquistare servizi.

Il codice della Pa digitale ha previsto che la rete internet sia un canale importante per l'interazione fra Pa e cittadino, ma è sufficiente oppure manca in Italia una cultura dell'accessibilità?
Il CAD l’ha previsto già dal 1 gennaio 2006 ma a tutt’oggi si riscontrano forti resistenze da parte delle amministrazioni che tendono pure ad analogizzare il digitale.

Mi è capitato molte volte di vedere stampare le PEC, di apporci un timbro e di protocollare il documento cartaceo.

È quindi un problema di cultura che impatta anche sull’accessibilità.


Spesso non è chiaro che un documento inaccessibile non lo è solo per le persone con disabilità ma per gli stessi uffici che lo pubblicano.


Archiviare documenti sotto forma di immagini significa archiviare il nulla, archiviare contenuti che saranno difficilmente ricercabili nei prossimi anni e che dovranno essere nuovamente “digitalizzati” con quindi ulteriori costi per l’amministrazione.


Manca anche la cultura dell’integrazione del disabile, che spesso viene relegato a mansioni “ghettizzanti” e non integrative: perché utilizzare un non vedente al centralino quando può avere competenze di programmazione e organizzazione?

Ci sono esempi in altre nazioni?
Vi sono molte nazioni che hanno fatto del digitale un baluardo per l’innovazione. In tema di accessibilità dobbiamo ricordare la Gran Bretagna che già agli inizi del secolo ha avviato battaglie per l’accessibilità dei servizi privati (e-commerce), così come gli USA che da anni hanno una norma federale (Section 508) ben articolata e non limitata al Web.

Lei è membro della Segreteria tecnico-scientifica della Commissione interministeriale permanente per l'impiego delle ICT a favore delle categorie deboli o svantaggiate, di cui si conosce poco, è ancora attiva?
La segreteria è inattiva da parecchi anni e dovrà essere ricostituita.

Quali passi avanti si sono compiuti fino ad oggi?
Nell’ultimo anno sono stati fatti grandi passi avanti. In cabina di regia dell’agenda digitale ho lavorato per promuovere l’accessibilità e migliorarne l’impatto sia nella legge Stanca che nel CAD.

Il lavoro è stato poi riportato all’interno del decreto Crescita 2.0 (Decreto Legge 179/2012) e il 20 marzo 2013 il Ministro Profumo ha sottoscritto i nuovi requisiti di accessibilità.

Sotto l’aspetto normativo direi che qualcosa è migliorato.

A suo parere che cosa manca ancora da fare, che cosa vorrebbe che si facesse ancora?
Manca l’attività della nuova agenzia per l’Italia digitale (AGID) in particolare sui temi inerenti l’alfabetizzazione.

È necessario che vengano forniti esempi di realizzazioni accessibili sia alle PA che ai fornitori al fine di contribuire ad una società di tipo inclusivo.

 
INSIEL S.p.A. Regione Friuli Venezia Giulia